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Il tempo dedicato ai figli. Qui e ora.

Afferra il tempo che passa e non fare affidamento sul domani. (Orazio)

Quando M5 aveva circa 2 anni tornavo a casa dal lavoro poco prima di cena e mi mettevo subito ai fornelli per cercare di preparare una cenetta decorosa prima che arrivasse papàG a casa.

Questo significava che non dedicavo neanche un attimo esclusivamente a M2 e ciò mi dava una grande frustrazione: lei era lagnosa e io agitata e arrabbiata perché non potevo stare ai fornelli senza una nanerottola che mi tirava a terra per giocare o anche solo per ricevere meritate coccole.

Finchè un giorno papàG, vedendomi in un pessimo stato emotivo, mi ha suggerito di lasciare perdere la cena e di dedicarmi esclusivamente a M2.

Giocare con i bambini significa anche adeguarsi alla loro altezza.

Giocare con i bambini significa anche adeguarsi alla loro altezza.

Da quel momento una volta arrivata a casa mi sedevo sul pavimento e non facevo altro che stare “al livello” di M2 seguendo i suoi desideri, partecipando ai suoi giochi o soltanto guardando il suo dafare, ascoltando le sue parole e i suoi “dialoghi” con le bambole, le macchinine, e tutti i giocattoli che più amava.

Il tempo dedicato ai bambini non è mai sprecato.

Il tempo dedicato ai bambini non è mai sprecato.

Da quel giorno la mia vita è cambiata e non passa giorno in cui non dedichi anche solo 10 minuti esclusivamente alle mie figlie.

Questo post partecipa al blogstorming Il Tempo.

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Autostima

Leggo su genitoricrescono:

“L’autostima non è gonfiarsi a elio ogni giorno per poi credere di viaggiare sempre una spanna sopra gli altri… è conoscenza di sé, dei propri limiti, dei propri pregi e dei punti di forza”.

Per alcuni il problema è proprio questo, non conoscersi abbastanza per capire i limiti e le potenzialità. Non è facile, nè scontato, avere consapevolezza di sè, anche a 40 anni.

Credo che sia anche questione di carattere che spinge a stare più sulla difensiva piuttosto che a decidere di “buttarsi” fino a rischiare e affrontare situazioni che si ritengono non essere alla propria portata.

Tutto ciò, se si è genitori, rischia di essere riflesso sui figli fino a giungere alla decisione di proteggerli in maniera esagerata senza dar loro la possibilità di sperimentare se stessi. Come dice saggiamente John Bowlby, psichiatra, etologo e cognitivista:

“i genitori devono stare nella testa e non nei letti dei figli”.

La nascita della mia prima figlia mi ha spronata a lavorare su me stessa, mi sono stata ad ascoltare più di quanto facessi prima e mi sono messa alla prova.

Ho accettato critiche e consigli di amici e genitori che mi “accusavano” di puntare troppo presto all’indipendenza di mia figlia, quando, all’età di 4 anni, volevo che prendesse lei determinate decisioni. Mi sentivo dire:

“a 4 anni non puoi pretendere che una bambina sappia fare scelte così difficili, devi decidere tu per lei”.

Il mio timore fisso è che le mie figlie non acquisiscano consapevolezza di se stesse e quindi a volte mi trovo ad anticipare i tempi.

Nel mio piccolo spesso mi chiedo come sia possibile che abbia un uomo, che vive con me già da 10 anni; due figlie ciascuna con la loro personalità; una casa, incasinata, ma accogliente nonostante tutto. Questi dubbi sono la chiara manifestazione di NON-autostima; poi però mi trovo a gongolare con me stessa, se non altro perché sono un punto di riferimento per due piccole creature e per un 50enne che ha deciso di condividere con me la sua vita.

Un concetto è chiaro: un genitore ha il dovere di lavorare sull’autostima per trasmettere questo valore ai figli insegnando loro come avere fiducia in se stessi; condurli per mano fino a quando spiccheranno il volo.

“Non insegnate ai bambini” di Giorgio Gaber è la canzone che ascolto quando mi ritrovo a pensare alle mie creature. Ascoltatela anche voi o almeno leggete il testo!

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Composti a tavola! e Il cibo non si spreca!

Ho iniziato ad aderire al progetto di genitoricrescono.com Blogstorming.

Questo mese si parla di Educare a mangiare.

Forse vado un po’ fuori tema ma 2 concetti mi sono venuti alla mente appena ho letto il titolo del tema del mese:

  1. la compostezza a tavola
  2. lo spreco del cibo

1. Mio padre, quando, ancora piccoli ma abbastanza grandi per capire, d’improvviso, a tavola, ci diceva con un tono sostenuto: “BE POLITE!” cioè Stai composto!

Mia madre ci insegnava come si tengono le braccia: MAI con i gomiti sul tavolo, POCO con gli avambracci appoggiati e SEMPRE con le mani appoggiate sul bordo del tavolo.

La compostezza a tavola è sempre stato un tema caro in casa mia e inevitabilmente anche io da genitore devo dire che ho grosse pretese nei confronti delle mie figlie, tant’è che ogni tanto mio marito mi fa notare che esagero… ma io sono grata, adesso, ai miei quel che ho imparato.

2. CIBO SPRECATO

Le mie figlie non hanno mai rifiutato il cibo, figuriamoci la tetta! Sono state allattate al seno e poi piano piano siamo passati alle pappe e infine al cibo, decisamente variato, degli adulti.

È incredibile comunque come l’esperienza sia la migliore scuola: per M5, la prima, ho seguito tutti i passaggi indicati dalla pediatra, senza sgarrare una volta.

Con C2, la seconda, ne ho saltati parecchi, di passaggi, passando dall’allattamento al seno alle pappe con carne a pezzetti e facendole subito rosicchiare pane e verdure.

Come aperitivo mentre cucino c’è sempre il bicchiere con le verdure di stagione da sgranocchiare in attesa della cena, anche perché sono sempre in ritardo nella preparazione e così riesco a temporeggiare con le bimbe, che manifestano la loro fame vorace appena mi metto ai fornelli.

 

Non ho mai tollerato il cibo sprecato e quindi ho cercato di trasmettere alle mie figlie la nostra fortuna, non scontata, nel poterci permettere, volendo, il primo, il secondo con contorno, la frutta e il dolce.
Quindi, in base all’età, M5 sta imparando a non chiedere troppo cibo, piuttosto eventualmente chiede il bis, ma con C2 è mooolto più complicato: C2 quando non vuole più mangiare lancia il piatto buttando tutto per terra, che sia solido o liquido facendo dei disastri disumani.

Questo porta a delle discussioni infinite con mio marito perché lui la mette subito in castigo mentre io sostengo che non serva a nulla ma che bisogna prevenirla e dirle ogni volta di non lanciare cibo e acqua. Sono fiduciosa che prima o poi il concetto le entri nella testolina, anche perché le piace molto giocare con la cucina e quindi sto usando un po’ questo suo divertimento come scuola.

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